La Rete è libera e democratica. Falso!

Ippolita è un gruppo di ricerca interdisciplinare attivo dal 2005 che conduce una riflessione a 360° sulle tecnologie del dominio e i loro effetti sociali.

Crediamo in una Rete libera, democratica, gratuita, trasparente, imparziale. Crediamo in una Rete rivoluzionaria, capace di rovesciare le gerarchie stabilite a favore di una partecipazione ampia, diffusa, popolare. Crediamo nella circolazione gratuita di contenuti, contro lo strapotere di cartelli mediatici e obsoleti detentori di copyright. Ci crediamo, ma niente di tutto questo è vero: Rete aperta non significa Rete libera, perché ha i suoi pochi, potentissimi padroni. Pubblicare in Rete non significa rendere pubblico. La libertà non è gratuita, costa cara. Rete libera e democratica? E dove stanno i dati dei cittadini? Nelle mani di chi? Per cosa vengono usati? E come si può invertire la tendenza alla delega tecnocratica?
Con questo libro, Ippolita si pone come obiettivo quello di smontare due luoghi comuni che per la stragrande maggioranza sono divenute veri e propri dogmi: la Rete è uno strumento intrinsecamente democratico e disporre di più informazioni significa automaticamente essere più liberi. A tale scopo gli autori ricorrono a tre argomenti che definiscono ontologico, epistemologico e storico geopolitico. L’argomento ontologico si propone di mettere a confronto l’immaginario che si è venuto costruendo nei primi decenni di vita di questo medium, con ciò che la Rete effettivamente è.
Per quanto riguarda l’argomento epistemologico, il bersaglio polemico sono gli slittamenti semantici che fanno sì che il concetto di libertà finisca per essere identificato con il concetto di trasparenza, e che l’opinione maggioritaria finisca per divenire sinonimo di qualità, o addirittura di verità.
Infine con l’argomento storico-geopolitico, Ippolita dimostra come il principio di isonomia – cioè la distribuzione egualitaria di risorse, opportunità, diritti e doveri fra cittadini – su cui tutto ciò si fondava abbia ben poco da spartire con il mondo dei Big Data in cui viviamo, un mondo in cui gli stati nazione hanno consegnato il bastone del comando nelle mani dei signori del codice, siano essi multinazionali informatiche, governi dispotici o altro.